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EnoGastronomia

Casalnuovo del Duca

Azienda Agricola Casalnuovo del Duca

      

Casalnuovo del Duca era l'antico nome di Frascineto, paese Arbëreshë in cui ha sede l'azienda. La sua estensione complessiva è pari a 25 ettari coltivati a vigneti e uliveti. Essa pur rappresentando una realtà vitivinicola volta al futuro, affonda le sue radici nel passato. Difatti la famiglia Spata-Armentano, proprietaria dell'azienda, vanta antiche tradizioni nel settore della produzione vitivinicola. Prova ne è la vecchia cantina di famiglia nel centro storico di Frascineto e l'antico Palmento dove, fino all'ultimo ventennio dell'ottocento, l'uva veniva pigiata con i piedi e poi pressata in un antichissimo torchio artigianale costruito interamente in legno, oggi custodito gelosamente dai proprietari. Nel 2006 l'azienda inizia un articolato "Progetto Qualità" attraverso la scommessa su un territorio collinare vocato da sempre alla viticoltura e dal quale, con un lavoro intenso, con l'esperienza si potevano ottenere uve di straordinaria qualità. La loro oculata selezione ha portato alla nascita del marchio Casalnuovo del Duca.

I vini sono realizzati con vitigni autoctoni come il Pecorello per il bianco e il Magliocco per rosso e rosato.

 

Spaghetti con salsiccia, zucchine, melanzane e ricotta ceruta

Le ricette della Locanda di Alia

Spaghetti con salsiccia, zucchine, melanzane e ricotta ceruta

 

Ingredienti per quattro persone

400 gr di spaghetti

1 zucchina

1 melanzana

2 pomodori piccadilly lavati, sbollentati, pelati e tagliati a cubetti

1 aglio tenero

70 gr di olio evo

300 gr salsiccia fresca sbriciolata

1 ricotta piccola ceruta

Sale q.b.

Esecuzione

Lavare e tagliare sottilmente la parte esterna della melanzana e della zucchina che verrà messa a soffriggere in una padella con poco olio.

Salare poco prima della fine della cottura quindi versare in un colapasta e lasciare scolare l’olio in eccesso.

In un’altra padella versare il rimanente olio e lo spicchio d’aglio soffriggere fino a doratura, quindi aggiungere la salsiccia e, a fuoco vivace, rosolare per bene. A questo punto unire i pomodori, la melanzana e la zucchina già preparate e continuare la cottura per altri cinque minuti. Aggiustare di sale.

Cuocere la pasta al dente in abbondante acqua salata, scolarla ed unirla alla salsa preparata. Amalgamarla sul fuoco, distribuire nei piatti di portata e grattugiare sopra la ricotta. Servire.

 

La Locanda di Alia

Ristorante dal 1952

Via Jetticelle 55 Castrovillari (CS)

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Lombo di vitello podolico con rape ed acciughe salate

Le ricette della Locanda di Alia

 

Lombo di vitello podolico con rape ed acciughe salate

Ingredienti per quattro persone

4 fette di lombo di vitello podolico Az.Agr. La Sulla alte 2 cm da 180 gr l’una

1 kg di cime di rape lavate e pulite

3 filetti acciughe salate

50 gr di olio evo

1 falda di peperone tagliata a cubetti

1 peperoncino piccante

1 spicchio di aglio tenero

sale q.b.

Esecuzione

In una padella mettere l’olio, l’aglio, la falda di peperone ed il peperoncino intero. Soffriggere finché l’aglio è diventato dorato. A questo punto unire i filetti di acciughe, prima dissalate in acqua fredda corrente. Schiacciare con una forchetta e tenere da parte.

In una casseruola sbollentare le rape in acqua in ebollizione leggermente salata per cinque minuti. Scolare e tritare grossolanamente, quindi aggiungere nella padella in cui si sono sciolte le alici. Rimettere sul fuoco e mescolando insaporire il tutto per poco tempo.

Nel frattempo mettere sul fuoco una padella antiaderente, ungere le fette di lombo con un po’ di olio e, quando la padella è caldissima, rosolare la carne per due minuti circa per lato. Ancora calda tagliarla a fette non sottili ed aggiungerla alle cime di rape. Mescolare sul fuoco per qualche minuto, distribuire nei piatti di portata e servire.

 

La Locanda di Alia

Ristorante dal 1952

Via Jetticelle 55 Castrovillari (CS)

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Le ricette della Locanda di Alia

Le ricette della Locanda di Alia

GETANO ALIA La Locanda di Alia Castrovillari

Alia nasce nel 1952. Papà Antonio, sarto, e mamma Lucia, casalinga, aprono una piccolissima trattoria per uscire dalla grande fame di quegli anni. Nel giro di pochissimi anni, la trattoria si afferma tra gli autotrasportatori e una piccola clientela di affari: artefici veri del miracolo economico italiano degli anni ’60.

Nel 1964 la trattoria si trasforma in ristorante che nel giro di pochissimi anni riesce ad avere una citazione sulla prima rubrica gastronomica che compare in Italia a cura de L’Espresso, scritta da Camilla Cederna. La prima guida in assoluto, che lo ha citato come migliore ristorante del Sud Italia, è stata la “Gault & Milau” francese.

I successi, ottenuti con grandi sacrifici in una terra che non regala niente a nessuno, si susseguono e le guide gastronomiche, nate in quegli anni, ne parlano entusiaste.

Nel 1992 Gaetano Alia è chiamato per una consulenza negli USA ed apre con la compagnia Vincenti un ristorante a West Hollywood. La cucina offerta ha i sapori ed i colori della cucina mediterranea. Gambero rosso, Alice, Gusto, Eat- parade si interessano costantemente a lui e nel 1996 La Locanda entra a far parte de “Le Soste”, associazione che riunisce i più importanti nomi della ristorazione italiana nel mondo ed è socio fondatore del Consorzio Assapori.

Gaetano Alia dal 2002 insegna ad “Alma” università di specializzazione della Cucina Italiana, il cui rettore è Gualtiero Marchesi. Ha rappresentato l’Italia a New York, in varie occasione come al Columbus Day , per la manifestazione del ” Made in Italy” abbinando le sue creazioni a quelle dello stilista Versace. È stato ospite del ristorante “Il San Domenico di New York” di Tony May per una settimana di cucina calabrese, riscuotendo grande successo tra gli ospiti e la stampa. In quell’occasione, per la prima volta, il New York Times ha parlato di lui con toni esaltanti.

La sua cucina può essere definita “regionale d’autore”, perché è radicata nel territorio e nella tradizione, in cui solo la qualità dei prodotti ed i profumi del territorio sono esaltati, e la Calabria per fortuna, ne ha in grande quantità. Basti pensare che ancora oggi propone piatti le cui origini si perdono nella notte dei tempi come la carne di maiale ‘ncantarata con miele e peperoncino, una variante moderna di una pietanza, molto probabilmente, arrivata in Calabria ai tempi della Magna Grecia.   Egli, infatti, ripete spesso che per fare nuova cucina è necessario guardare al passato e cercare l’ispirazione.

 Ispirazione che trova ogni mattina, quando va a al mercato di frutta e verdura di Castrovillari. Egli dice: “Ogni mattina, tra i banchi del mercato, le verdure a km zero mi parlano, così come il pesce del mar Ionio e le carni allevate sul Pollino: da questi prodotti nascono nuove idee!  Solo dal rispetto delle materie prime e dalla loro conoscenza possono nascere grandi piatti.” E questo onorare l’eccellenza a portata di mano consente una cucina nobile, anche partendo da prodotti poveri. Il New York Times ha scritto “Qui la semplicità è scelta autentica per una raffinata cucina mediterranea” perché “le cose più sono semplici e più sono difficile da realizzare”.

LA RICETTA

 

FILETTO DI MAIALE NERO DI CALABRIA CON I FRUTTI BOSCO

 

Ingredienti per quattro persone

 

16 medaglioni di filetto di maiale nero di Calabria

500 gr di frutti di bosco freschi puliti e lavati

150 gr di zucchero

3 mele 

4 foglie di citronella fresca

4 cucchiai di olio extravergine d’oliva

Sale q.b.

Esecuzione

Per prima cosa preparare la composta di frutta fresca cuocendo contemporaneamente i frutti di bosco ed 1 mela con la buccia insieme allo zucchero per circa 30 minuti.  Raffreddare rapidamente e mettere da parte.

 Lavare, sbucciare ed affettare le rimanenti mele.

In una padella, che contiene esattamente la carne, versare l’olio e mettere le fettine di mela soffriggere per qualche minuto, quindi la carne e continuare la cottura finché questa non è cotta. Aggiungere le foglie di citronella, la composta di frutta e lasciare insaporire per 2/3 minuti. Distribuire 4 medaglioni in ogni piatto di portata con un po’ di salsa e servire.

 

La Locanda di Alia

Ristorante dal 1952

Via Jetticelle 55 Castrovillari (CS)

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Olio Extravergine di Oliva

Olio Extravergine di Oliva 

OLEUM  dell’Azienda Agricola PIMPI

L’affaccio di Pimpinello è il toponimo della città di Castrovillari dove l’anfiteatro del Pollino sembra volersi  tuffare nello Jonio; qui è ubicata l’azienda agricola PIMPI vocata alla produzione di olio extravergine di oliva (EVO), rigorosamente biologico.

L’olio extravergine d’oliva è l’elemento base e insostituibile della dieta mediterranea; condotta alimentare che sembra assicurare qualità migliore ed aspettativa maggiore di vita.

Il segreto della longevità conferita dall’EVO deriva dalla bassa acidità, dall’elevato contenuto dei grassi monoinsaturi (i grassi buoni, come l’acido oleico) e soprattutto dal ricco contenuto di polifenoli; questi ultimi sono dotati di eccezionale potere antiossidante e si oppongono al processo aterosclerotico, assicurando una costante “pulizia” delle arterie.  

La coltivazione dell’ulivo è plurimillenaria, così come l’estrazione dell’olio; le testimonianze di questa cultura antichissima sono negli scavi archeologici di tutto il bacino del mediterraneo, dove sono emersi manufatti relativi alla produzione ed alla conservazione del prezioso liquido, all’epoca usato non solo come alimento ma come farmaco, come cosmetico, fonte di energia per le lucerne, non a caso Omero sceglie come talamo di Ulisse e Penelope il tronco di un ulivo secolare, vivo, ben radicato in terra, inamovibile, sigillo indissolubile dell’uomo e la sua terra.

Testimoni viventi di questa cultura sono i maestosi alberi di ulivo, con i loro tronchi rugosi, taluni con certezza datati in vita da oltre 600 anni, presenti copiosi anche nei possedimenti dell’azienda.

L’olio extravergine di oliva biologico “OLEUM” nasce da olivi secolari, da olive raccolte in parte a mano nei mesi di Ottobre, Novembre e Dicembre, molito a freddo, imbottigliato in latta d’acciaio riciclabile al 100%; una “spremuta d’olive”, ottenuta con procedimenti assolutamente naturali, meccano-fisici, direttamente dalle olive, senza nessuna aggiunta di sostanze chimiche.

Ultimo tocco d’amore: la data di scadenza apposta a mano su ogni singola bottiglia direttamente dai soci produttori, convinti che tutto ciò sarà per l’ospite un’esperienza gustativa straordinaria e lo renda partecipe dell’amore e del rispetto per la terra alla base della filosofia aziendale.  

OLEUM è un prodotto dell’azienda agricola PIMPI, dagli uliveti in contrada Pimpinello del comune di Castrovillari.

Per info: Maria Romano 3478163771

email: pimpisocietàQuesto indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.pimpinello.it

Azienda Carlomagno

Azienda Carlomagno

 

La nostra storia

La nostra azienda nasce nel 2009, con un progetto ben specifico, quello di riprendere il terreno ereditato dai nostri nonni e avviare una produzione di prodotti autoctoni ottenuti dalla ricerca di sementi antiche, di varietà nostrane e naturali.
Principalmente la nostra azienda produce mandorle, noci, fichi secchi, vino e ortaggi. Tutta la superfice di coltivazione è dislocata all’interno del maestoso Parco Nazionale del Pollino.
Le mandorle tutte di antiche varietà e a guscio morbido ci danno un prodotto gustoso di grande calibratura e dalle innumerevoli proprietà grazie alla pratica di metodi biologici.

 


I fichi varietà “dottato cosentino”, grandi e succosi vengono raccolti essiccati al sole e lavorati a mano.
Il vino viene prodotto in un’area altamente vocata per le viti, precisamente si trova ai piedi del Parco del Pollino e affaccia sul mar ionio godendo di un microclima eccellente per gusto e formazione del colore.
I nostri ortaggi vengono prodotti a Civita sulle gole del Raganello. Pomodori, fagioli, peperoni sono tutti prodotti con sementi antiche dove la loro principale caratteristica è il sapore.

 


Da poco sulle gole del Raganello abbiamo introdotto la coltivazione degli ARACHIDI.
Nei nostri laboratori artigianali avviene la lavorazione e trasformazione di tutti questi prodotti.
Dando vita a: Mandorle pralinate in vari gusti cotte a fuoco lento e pentola in rame - Crocette di fichi fatti a mano - Creme di mandorle, noci, nocciole, Burro di arachidi del Pollino tutte macinate a pietra in un mulino artigianale - Torroni con il miele - Giurgiulea antico dolce tipico della tradizione Arbëreshë con sesamo miele e mandorle - Fichi ricoperti di cioccolato e tanti altri prodotti.


Nella nostra cantina invece, all’interno del borgo storico di Civita, trasformiamo le uve biologiche in vino naturale, grazie ad attenti procedimenti ancora del tutto manuali. Grazie alla storicità e al criterio con cui anni fa è stata costruita la cantina riusciamo a mantenere all’interno una temperatura sempre costante e ottenere una giusta maturazione del prodotto.

I nostri punti vendita:
Spaccio aziendale Carlomagno – Piazza Municipio – Civita
Cantina Carlomagno – C/so Umberto – Civita
Terrazza Panoramica e punto degustazioni “Oasi del Raganello” – Civita
Sito web / E-commerce: www.aziendacarlomagno.it

 

Il Formaggio di Capra

Il Formaggio di Capra

Uno dei prodotti della tradizione dell’area del Pollino è sicuramente il formaggio di capra. Le origini di questo formaggio sono molto antiche, si hanno notizie in epoca remota.

Nell'XI secolo a.C., Omero narra di una bevanda a base di formaggio caprino grattato. Lo stesso Aristotele, nel IV secolo a.C. parla del sapore del latte di capra, mentre in epoca romana, II secolo a.C., troviamo la testimonianza di Marco Terenzio Varrone, il quale esalta le qualità del latte di capra e dei formaggi con esso realizzati.

L’allevamento delle capre è stato alla base di numerose economie rurali, vista la resistenza alle malattie degli animali, le poche cure richieste oltre al non meno importante fattore di produttività legato al lungo periodo di lattazione e all’innegabile pregio del latte, vista la sua alta digeribilità.

Per la caseificazione artigianale del latte di capra, si utilizza latte appena munto, si aggiunge caglio e si fa coagulare lentamente; si raccoglie la cagliata, e si fa sgrondare il siero; si impasta, infine, la massa caseosa con del sale e la si suddivide in piccole forme.

I formaggi da stagionare vengono fatti riposare a bassa temperatura ed elevata umidità per un tempo che può variare da poche settimane ad alcuni mesi.

Ad oggi tanto l’allevamento di capre che la produzione del formaggio è di molto ridotto, ma anche la preparazione dei formaggi vede una grande percentuale di latte vaccino. Pertanto è sempre più difficile trovare l’antico sapore del formaggio caprino puro.

Nel Pollino è ancora possibile sentire il profumo e il sapore antico di questo speciale e antico formaggio.

Ancora oggi, è possibile assistere un pastore che munge le sue capre e dal prezioso latte ne realizza un prodotto che ha in se tutto il sapore del passato.

Ferrochina del Moro

Ferrochina del Moro

Quella di cui parliamo è una storia di famiglia, una famiglia di farmacisti intraprendenti, “farmacisti alchimisti”, che da un’idea hanno creato prodotti inaspettati e sorprendenti.

La famiglia in questione è quella di Carmine Caterini, titolare della “Farmacia del Moro”, che nell’anno 1892 creò la Ferro-China Caterini, a Castrovillari, in Calabria, nel cuore del Massiccio del Pollino, prodotto di cui anche i giornali dell’epoca parlavano con tono entusiasta.

In un lungo articolo del 14 maggio 1894 su "La Nuova Rivista" si decantavano le "...azioni ricostituenti del sangue, contenendo le proprietà della China e dei preparati ferruginosi...". L'articolo continuava "...il liquore Ferro China Caterini è raccomandato da celebrità mediche per combattere la clorosi, le anemie, la mancanza d'appetito, i colori pallidi, il mal di capo..." e, infatti, il tutto veniva sottoscritto dal Prof. Dott. Giuseppe Zagari, ai tempi direttore del laboratorio del Prof. Cardarelli dell'Università di Napoli, e dal Prof. Dott. Salvatore Tommaselli, direttore della Clinica Medica dell'Università di Catania.

Nel 1916 Carmine Caterini portò finanche a Palermo, in occasione della "Esposizione Nazionale Mostra-Igienica", L'Amaro Calabrese, il Liquore Castrovillari, la China Excelsior Vaniglia, il Gran Liquore Pollino ed ovviamente la Ferro-China Caterini, quest'ultima premiata come "Sovrano ricostituente del sangue" con la "Gran Croce e Medaglia D'Oro".

In quegli anni la Ferro-China Caterini raggiunse una tale notorietà da essere distribuita addirittura negli Stati Uniti, come testimonia un documento in cui si informava che il deposito e la vendita avvenivano presso il punto vendita "Scanderberg Di Lorenzo" presso Paterson, nello Stato di New York.  

La composizione della ferro-china prevedeva prevalentemente citrato di ferro e corteccia di China, miscelati con altre erbe e concentrati zuccherini al fine di aumentarne la gradazione. È il primo liquore in assoluto ad essere realizzato con il sale di un metallo.

Le madri dell'epoca, inoltre, sbattevano l'uovo e lo mischiavano con la ferro-china affinché aiutasse i loro figli nella crescita, difatti proprio per questo particolare utilizzo, la mente vulcanica di Carmine Caterini, coniò uno slogan che recitava: "Ferro China Caterini la delizia dei bambini".

Oggi, a distanza di 128 anni, gli eredi di quella gloriosa personalità qual era Carmine Caterini, i titolari dell’attuale Farmacia Caterini-Filpo, la ripropongono in chiave moderna, con il nome di FERROCHINA DEL MORO.

Il nome del prodotto trae origine dal nome della originaria farmacia ottocentesca, “Farmacia del Moro”, che era così denominata perché al suo ingresso si trovava il “gaper”, una testa di legno raffigurante un moro con in bocca una pastiglia. Infatti, sin dai primi anni del ‘700 del secolo scorso, la presenza davanti le "spezierie" della testa del moro, indicava al pubblico l'arrivo, e la disponibilità, dall'oriente delle spezie, soprattutto di quelle medicamentose.

Ancora oggi, nella Farmacia Caterini-Filpo è possibile ammirare uno di questi "gaper", il cui significato è letteralmente "sbadigliatore", proprio perché, avendo la bocca aperta, mimava l'atto dello sbadigliare.

La ricetta era andata perduta negli anni, ma la nipote di Carmine Caterini, la Dott.ssa Ortensia Caterini in Filpo, ha sempre raccontato ai propri figli, di questa particolare bevanda preparata dal nonno. Solo un caso ha voluto che, in una vecchia agendina, sia stata trovata la lista delle otto erbe, la maggior parte delle quali presenti nel Parco Nazionale del Pollino presenti nella FERROCHINA DEL MORO: maggiorana, veronica, genziana...

Poi il resto è stato reso possibile grazie alla sapiente produzione delle “Antiche Distillerie delle Vigne” della famiglia Valentini di Castrovillari, ed alla direzione creativa dello studio castrovillarese “salvatore dessì architetto”, (www.salvatoredessiarchitetto.it), che ne ha definito l’immagine, il logo, il confezionamento, il packaging ed il marketing.

Da come si evince, la FERROCHINA DEL MORO, è un prodotto fortemente legata ad un territorio, e lo è a partire dalla sua ideazione, passando per la sua produzione, fino ad arrivare alle scelte creative e di marketing, ed i prodotti usati per il confezionamento vengono esclusivamente raccolti sulle alture del Parco Nazionale del Pollino.

La FERROCHINA DEL MORO può essere bevuta d’estate ghiacciata per enfatizzarne le capacità digestive, d’inverno diluita in acqua calda per apprezzarne le doti balsamiche.

Ma la sua versatilità ne fa anche un eccellente ingrediente, tanto da essere utilizzata con primi, secondi sia di carne che di pesce, e finanche nella preparazione e realizzazione di eccellenti gelati e dessert.

Oggi la FERROCHINA DEL MORO fa bella mostra di sé, e viene utilizzata, in noti e raffinati ristoranti sia del territorio che di fuori Regione, tanto da essere gustata anche nel noto locale stellato parigino “Emporio Armani Caffè & Ristorante Paris” e nel “Mori Venice Bar”, sempre nella capitale francese.

 

Per contatti, informazioni ed acquisti:

web: www.ferrochinadelmoro.it

pagina facebook: FERROCHINA DEL MORO

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telefono: 3760022009

prezzo a bottiglia: 30,00 € ora in offerta a 25,00 € (per spedizioni le spese sono escluse e da conteggiarsi al momento dell’ordine)

Moscato di Saracena

Cantine Viola 


Custode di una secolare tradizione del paese e della mia famiglia, io, Luigi Viola, maestro elementare in pensione, da sempre appassionato di natura e agricoltura, dopo aver insegnato per oltre 35 anni, ho deciso di
dedicare a tempo pieno le mie energie al recupero, alla valorizzazione e alla diffusione di un nettare, che correva il rischio di estinzione: il Moscato di Saracena.


Un Passito rinomato sin dal XVI secolo, quando era presente sulla tavola dei pontefici romani, citato poi in diversi trattati enologici dellʼ800 e, oggi, premiato con numerosissimi riconoscimenti.
Coinvolgendo l’intera famiglia, ovvero mia moglie Margherita e i tre figli Roberto, Alessandro e Claudio, ai quali ho saputo trasmettere la passione e l’amore per la nostra terra, ho incrementato la produzione di questo
vino da meditazione che, una volta proposto al pubblico e ad esperti del settore, ha immediatamente avuto un riscontro eccezionale. Col tempo ho ampliato la gamma dei prodotti, puntando sempre sulla qualità, genuinità
ed eleganza utilizzando vitigni autoctoni. I vini prodotti ad oggi sono, oltre al già citato Moscato passito di Saracena, il “RossoViola”, un vino rosso ottenuto da magliocco in purezza;
il “BiancoMargherita” un vino bianco ricavato da un uvaggio di Guarnaccia bianca e Mantonico e la “Grappa di Moscato” ottenuta dalle vinacce del Moscato Passito di Saracena.


Ciò che era nato quasi per scommessa è divenuto per noi tutti un lavoro piacevole e ricco di stimoli, che ci ha permesso di venire a contatto con persone, ambienti e situazioni veramente affascinanti.
I nostri vigneti sono situati nel territorio di Saracena, nella contrada Rinni a 350 m s.l.m., con un’esposizione tale da ricevere i raggi del sole dall’alba al tramonto. Ad Est-Sud Est si affacciano sulla piana di Sibari e sul mare Ionio, ricevendone le correnti miti provenienti dal mare, mentre a nord sono riparate dai venti freddi dalla Catena del Pollino.

Tutto ciò crea un microclima con sensibili escursioni termiche che consentono alle uve di raggiungere una concentrazione alta di profumi. Nei nostri vigneti sono coltivate uve autoctone quali Magliocco dolce, Moscatello di Saracena, Guarnaccia bianca, Malvasia, Mantonico e “Adduroca”, termine dialettale che sta per “odorosa, profumata”.


Il sistema di allevamento è a cordone speronato con un sesto di impianto di 1m 1 x 2,20 m. Pratichiamo l’agricoltura Biologica certificata Bioagricert.

Via Roma, 18 - 87010 Saracena (Cs)
Tel./fax 0981.34722
340.8340943 – 340.3674357
www.cantineviola.it - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
P.IVA 01814930788 – C.F.: VLILGU41P15I423J

Maccheroni ai Ferri

Maccheroni ai Ferri

(Maccaruni a Firritto)

In occasione dei giorni di festa, immancabile è la pasta fatta in casa, a Castrovillari una coppia di amici Carla e Francesco ci mostrano come si fa dandoci la ricetta e mostrandoci alcune fasi attraverso delle foto.

Su di una tavola di legno, si prendono dei pugni di farina, tanti quante persone si prepara, tra bei pugni abbondanti; successivamente si raccoglie la farina creando una montagnola, la si fora al centro e vi si versa un bicchiere e mezzo di acqua calda (non bollente), si aggiunge un pizzico di sale e poi si impasta con le mani.

Versione in dialetto "Castruviddaro"
Sì pigghino i puini i farina a quante pirsune sisi se sisi tri asa pigghià tri belli puini i farina, doppo asa fa nu bello munziddo i farina si ci fa nu buchiniddo minzo e si ci mitte acqua cavuda "non vuddenda", na pizzicata i salo e pù si m'baste culle mane...

 

Si crea successivamente una palla che verrà successivamente lavorata a mano.

Dopo averne tagliato un pezzo, la si stende e allunga:

Se ne tagliano dei tocchetti:

Successivamente si lavora la pasta utilizzando un ferro, per come viene mostrato nell'immagine animata:

Ed ecco il risultato, pronto per essere cucinato:

Poi ognuno ha le sue ricette... buon appetito.

Carla & Francesco Carbone