Questo sito non utilizza cookies di profilazione, nè propri nè di altri siti. Vengono utilizzati cookies tecnici per consentirti una più facile fruizione di alcune funzionalità del sito e Google Analytics per migliorare le funzionalità del sito

AIR MYSTERIES REVEALED AFTER MANY DAYS: MOUNTAIN TRAGEDIES

Copertina articolo - archivi online

Che il Parco del Pollino sia cosparso di luoghi che raccontato storie, vicende e misteri è un dato di fatto; di questo ne sono prova gli innumerevoli scritti di autori o semplicemente appassionati che hanno ripercorso i sentieri dei briganti, le scie dei folletti o le tracce dei lupi mannari. Certamente le storie raccontate non sempre sono riconducibili ad episodi reali ma bensì prendono spunto dai luoghi “da favola” che l’intero territorio del parco custodisce, tra grotte, montagne, mulattiere, alberi, animali e gente.
Ma non è sempre tutta una favola, anzi spesso e volentieri dalle nostre parti la realtà si può trasformare in un avvincente racconto. Ed è questo il nostro caso.
Spostiamoci a Saracena, all’interno del parco, e andiamo indietro di circa 100 anni, quando viaggiare in aereo non era per tutti, anzi era cosa per pochi, era costoso e i primi mezzi di trasporto con le ali erano insoliti idrovolanti che avevano 900km circa di autonomia e tanti punti interrogativi riguardo la sicurezza. Il 23 aprile del 1933 un idrovolante francese denominato F.A.L.C.E. della linea Marsiglia-Bagdad, appartenente alla società AIR ORIENT, partiva da Corfù e si recava a Napoli o sarebbe meglio dire che l’idea era quella se non avesse trovato lungo il tragitto, proprio all’altezza delle montagne di Saracena, una tempesta di neve che mise fine al viaggio. Il nostro CAMS-53 (questo era il modello dell’aereo) venne avvistato l’ultima volta nei cieli di Castrovillari nel bel mezzo di una bufera di neve, e nel 1933 le bufere di neve c’erano realmente.

Fu proprio questa la causa che portò l’idrovolante, che viaggiava a 2500 metri di quota, a perdere in pochi secondi 1000 metri di quota, andandosi ad impattare nei pressi della vetta di Scifarelli (1763 mslm), a Saracena.

Modello aereo CAMS-58, incidente aereo 1933


Una domanda sorge spontanea: chi viaggiava su questo idrovolante?
Immaginate di andare indietro nel tempo di 100 anni quando ci si metteva le bretelle perché realmente si dovevano sorreggere i pantaloni, quando le valigie non le aveva quasi nessuno, quando indossare il cappello poteva qualificarti come “signore distinto”, quando l’orologio da tasca lo aveva l’americano che veniva da fuori. Il nostro equipaggio era composto da 8 persone, un pilota (e questo sembra scontato), un meccanico (all’epoca il meccanico era parte integrante di ogni “aereo”), 4 uomini francesi, una donna e un miliardario americano.
L’altra domanda che ora ci si porrà è: sono tutti morti nell’impatto? Non tutti. A questo punto la storia si fa interessante, a quei tempi rilevare un incidente aereo e quindi identificare il luogo dello schianto non era così immediato, tanto è vero che il nostro idrovolante fu ritrovato ben 5 giorni dopo e con ben 3 sopravvissuti!

Remo idrovolante originale, incidente aereo 1933


Facciamo nuovamente questo viaggio nel tempo e torniamo a 100 anni fa, il 28 aprile su monte Scifarelli c’è ancora la neve e fa freddo, i nostri compagni di viaggio sono morti nell’impatto, è già il quinto giorno che la cioccolata, miracolosamente ritrovata tra le lamiere piegate, ci tiene in vita mentre riusciamo a bere raccogliendo neve scaldata dal poco calore emesso dalle nostre mani. Aspettiamo impazientemente che qualcuno ci trovi. Finalmente arrivano i soccorsi, siamo salvi, è finita.
L’episodio del 1933 non è l’unico incidente aereo che si è verificato nelle montagne di Saracena, un altro avvenne nel 1958 dove un aereo più grande partito da Atene e diretto a Roma si schiantò (sempre a causa di una bufera di neve) a pochi metri dalla stessa vetta di Monte Scifarelli, questa volta l’intero equipaggio composto da 3 persone perse la vita nell’incidente.

 

Componenti aereo incidente 1958

 Per molto tempo ho cercato tracce di questi due incidenti nelle nostre montagne e dopo poco insieme agli amici Fosco, Stefano e Leonardo siamo riusciti a trovare il luogo dell’impatto dell’aereo caduto nel 1958, di cui, come vedrete nelle foto, si trovano ancora tracce e segni tangibili. Il mistero però rimane per l’aereo del 1933 di cui, paradossalmente, si trova molto su internet, su diverse testate giornalistiche estere di quei tempi, dove viene descritto l’incidente come un tragico mistero avvenuto nelle montagne, e basta leggere il titolo dell’articolo (in originale) che acquistai su un sito inglese (bella botta di c….). Durante le mie ricerche on-line ho trovato persino dei siti esteri che vendono alcuni oggetti (perlopiù buste e lettere di corrispondenza) ritrovati sul luogo dell’incidente, magari dentro le valigie divelte e chissà come sono finiti a distanza di 100 anni in vendita su siti specializzati. Mentre per quel che riguarda le ricerche off-line, davvero si trova poco, tranne l’incredibile intercettazione dell’amico Fosco dell’originale timone dell’idrovolante ritrovato da un cittadino di Saracena, dove sullo stesso timone è stato trascritto nel 1933, il resoconto dell’incidente!

Articolo originale THE ILLUSTRATED LONDON NEWS, incidente 1933


Leggende e storie millenarie raccontano i luoghi del Pollino, creando una fitta coltre di mistero e di irrealtà ma fate attenzione, come in questo caso vi potreste ritrovare ad avere a che fare con vicende e storie autentiche che hanno lasciato qualche traccia che non aspetta altro di essere seguita.
Per l’ennesima volta mi rimetterò nuovamente in cammino a perlustrare i nostri monti, nel tentativo di individuare con precisione il luogo dello schianto del primo aereo, o comunque non fosse altro per riscoprire con l’avventura la storia di uomini venuti da lontano che attraversarono le nostre montagne questa volta non per terra ma per cielo, trovandovi persino la morte.
Buon volo.

Antonello Viola

Crolla la storia

foto del 30.01.2021

In un sopralluogo effettuato sul colle di Santa Maria del Castello (Castrovillari), nel ricercare uno degli scorci che più preferisco, mi accorgo che la grotticella alle spalle del Santuario è crollata! Numerosi i racconti, le storie e le tracce di una Castrovillari che non esiste più e che sta lentamente crollando per effetto del tempo e delle intemperie.

come si presentava la grotticella prima del crollo

Pensare ad un recupero dell'area potrebbe essere un progetto arduo ma di grande valenza storica... con prospettive importanti sulla ricerca e sul turismo!

Ph. G.S.

Dal Pellegrino alla Mula foto dal Pollino

Foto Stefano Saetta

I Mulini... storia e racconti

 

Questo è uno scorcio di storia locale che parla del Pollino ed in particolare di Terranova di Pollino.
 
Nel 1700 sul torrente Sarmento esistevano diversi mulini che rappresentavano il punto di riferimento per la macinazione dei cereali per i contadini residenti nei paesi dell intera valle del Sarmento. Nel comune di Terranova di Pollino esisteva e funzionava un Mulino a Gualchiera in località Casa del Conte - Paraturo. La Gualchiera era un piccolo edificio destinato alla manifattura della lana. L'energia del moto rotatorio, impresso dall'acqua alla ruota orizzontale, era trasformato in moto rettilineo alternato. Le camme,     (dischi metallici sagomati) montate su un massiccio albero verticale, sollevano e lasciavano ricadere dei pestelli in legno che gualcavano i panni di lana tenuti in ammollo. Dal 1800 il mulino di Casa del Conte - Paraturo fu utilizzato solo per la macinazione del grano.
Dai racconti di mio nonno Guaragna Antonio:
"Mio padre, Guaragna Francesco mi raccontava che il primitivo mulino era piccolo e riusciva a macinare in una giornata (12 ore) massimo tre quintali di grano. D'estate il mulino riusciva a funzionare usando l'acqua di una vasca (cibbia). Per ogni pieno si macinavano 50 kg di grano. Si andava a deviare l'acqua delle sorgenti Pitta Curcer' nel canale Cugno cumone e Cugno dell'acero. Mio padre dava un quarto di grano alla guardia comunale per impedire che l'acqua fosse deviata nel versante di San Severino Lucano.
I proprietari del mulino sono state le famiglie Guaragna e Viola. Nel 1878 mio nonno, Guaragna Carlo e nel 1898 Viola Antonio hanno sposato Dattoli Filomena il primo e Dattoli Teresa il secondo, entrando in possesso del mulino per via ereditaria. Ogni famiglia faceva il turno di due giorni e due notti se c'era la folla. Venivano dai paesi della vicina Calabria, e dalle frazioni di Terranova di Pollino, ( Destra delle Donne, Vernile, Tavernola), con gli asini le mule ed anche a piedi. D'inverno se si rimaneva senza farina, si legava il sacco anche all'altro estremo, e portandolo sulle spalle come una bisaccia, si trasportavano al mulino 30 kg di grano.
 
 
Nel 1934 avevo 7 anni quando per la prima volta venne costruita la "saitta" (cascata), costruita dai falegnami del posto con doghe di abete lunghe 7 metri, sostituendo quella realizzata con un tronco di abete nell'anno 1906. Mio padre Francesco mi raccontò che la saitta era stata ricavata da un tronco di abete bianco lungo 7 metri, tagliato in due con dei cunei e svuotato dalla parte fradicia. Qui vennero unite con dei cerchi di ferro. Gli scalpellini prepararono una pietra dello spessore di un metro. Il tronco di abete, con l'aiuto di tutta la gente, venne alzato con pali, scale e funi, (come si fa per la pita di Sant'Antonio) e incastrato nel cilindro incavato nella pietra. La cascata durò circa 25 anni.
L'acqua, presa nel fiume Sarmento, alimentava la cascata con l'acquara e azionava la ruota idraulica orizzontale. Questa era collegata con un asse verticale alla macina di pietra superiore, che sfregando su quella fissa inferiore, sfarinava il grano che cadeva dalla tramoggia. Nel 1953 le prime macine, costruite dagli scalpellini del luogo con le pietre del Salice e San Migalio, furono sostituite con quelle della Provenza provenienti dalla (Francia). Il mulino così raggiunse il massimo della produzione: macina di un quintale di grano in un'ora.
Il mulino ad acqua Casa del Conte - Paraturo funzionò sino al 1968. In quell'anno come nel 1945, una tempesta con la conseguente piena del fiume distrussero l'acquara e la cascata ormai lesionata dalle incurie del tempo.
 
Luca Tufaro

I pianori del Pollino calabrese

Quando si parla di Parco Nazionale del Pollino indubbiamente l'immagine si posa sui meravigliosi e colossali Pini Loricati, come dimenticare l'impatto con questi monumenti viventi! Pollino, però è anche natura selvaggia, dove i boschi ti avvolgono quasi a farti perdere l'orientamento in un tripudio di foglie e colori.

 

Proprio questa sensazione la si può provare "perdendosi" nei rigogliosi boschi del versante calabrese del Pollino. Qualcuno li identifica come i Monti dell'Orsomarso, qualcuno come il gruppo montuoso del Pellegrino ecc ecc... difatti è una delle aree più selvagge d'Italia, dove la natura ti circonda e ti confonde, dove la storia la si trova nascosta sotto un bosco e dove gli animali continuano il loro ciclo senza doversi curare troppo dell'uomo.

I Pianori di Campolongo, Ferrocinto, Minatore, Novacco, Tavolara sono sicuramente dei luoghi dove la natura si manifesta in tutto il suo splendore, dove ci si può fermare a contemplare il creato.

Il consiglio.... vieni a conoscere i luoghi dove parlare con la montagna...

 

Foto Gaetano Sangineti

 

 

Il Ghieghio e il Lupo

Romanzo

di

Salvatore Franco

Nel piccolo paese di Firmo, in Calabria, la vita scorre Tranquilla, tra il folclore paesano e le tradizioni della comunità Italo-Albanese. Antonio è un ragazzino vivace e spensierato, che aspetta la festa grande di ferragosto, per ammirare assieme ai suoi amici, i fuochi d’artificio. La sua vita è tutta lì, in quel borgo, ne quale si sente protetto, come in un nido. Sogna di viaggi e avventure e nel frattempo, ammira le montagne del Pollino. Nel suo vivere leggero, fianco a fianco con il padre, impara i segreti del vigneto e nell’estate più bella della sua adolescenza, conosce Giulia, una ragazzina che abita al nord e che puntualmente scende in vacanza, per far visita ai parenti. Crescendo conoscerà altre persone e con loro si confronterà, per sentirsi ancor più fiero della sua etnia Arbëreshë. Nel cammino della sua vita imparerà a rialzarsi dalle sconfitte e dalle avversità, vivendo delle situazioni, con tutto il vigore che ha in corpo. Scoprirà la passione per la montagna che gli regalerà forti emozioni e nel suo girovagare tra le cime della sua esistenza, capirà il vero significato della vita.

 

Acquistabile su Amazon

https://www.amazon.it/Ghieghio-Lupo-Salvatore-Franco/dp/B08N1KK5LG/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=1D99CJDJ099FU&dchild=1&keywords=il+ghieghio+e+il+lupo&qid=1619176787&sprefix=il+ghie%2Caps%2C186&sr=8-1