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News Pollino

Creato: Giovedì, 10 Dicembre 2020 10:45 | Rate this article
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Pollino con la neve!

Pollino con la neve!

Foto scattate da Castrovillari che riprendono la parete sud del massiccio del Pollino.

foto Gaetano Sangineti

Creato: Mercoledì, 28 Ottobre 2020 14:26 | Rate this article
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La leggenda di Epeo di Lagaria


La leggenda di Epeo di Lagaria


Circa tremila anni fa nei pressi del territorio ove poi fu fondata Sibari, una nave di guerrieri greci di ritorno in patria dalla guerra di Troia, stanchi per il lungo viaggio che le tempeste ed i venti del mare Ionio avevano allungato fino alle coste dell’Italia, approdarono nella fertile piana abitata dalle genti Enotrie. Dalle navi cariche di uomini, di armi e di tesori portati via da Troia, discesero uomini in cerca di viveri e di riposo. L'incontro con i guerrieri italici vide abbassarsi le lance in segno di pace ed aprire le porte del villaggio a banchetti e festeggiamenti in onore degli ospiti provenienti dal mare greco, come spesso avveniva con i mercanti micenei, fenici, adriatici e delle terre italiche del nord.


Tra gli uomini che sbarcarono Epeo, lottatore tra più forti ed artista di statue di dei e del cavallo che è causò la caduta di troia, colpito dalla bellezza dei luoghi e dall'ospitalità di questo popolo, decise di fermarsi in questa terra unendosi, con altri a lui fedeli, agli enotri nella fondazione di una nuova città che volle chiamare Lagaria in onore di sua madre.


Epeo dedicò le sue armi e gli strumenti serviti per il cavallo in un tempio che volle consacrare ad Atena che gli italici identificarono nella dea che adoravano presso l'acropoli della città con libagioni d'acqua ed offerte di tessuti intrecciati al telaio da fanciulle.
Egli visse a lungo con gli enotri insegnando ai giovani l'arte della lavorazione del legno ed i segreti della lotta e della guerra cui aveva assistito durante l'assedio di troia, ma ammaestrò anche gli enotri al sui benefici di una pacifica integrazione tra genti e popoli diversi e sul culto degli dei. Quando Epeo morì gli enotri ormai lo consideravano un membro tutelare della loro comunità e fu così che trecento anni dopo quando arrivarono sulle coste ioniche i coloni di Sibari, la presenza di scultori e carpentieri con ruoli di alto rango sociale tra i cittadini di Lagaria ispirò sia i greci che gli enotri a riprendere il suo mito come simbolo di integrazione e di pace.

 

Parco archeologico didattico di Atena ed e Timpone motta - Macchiabate di Francavilla Marittima

Dott. Paolo Gallo


https://itinerariabruttii.it/

Creato: Domenica, 18 Ottobre 2020 14:10 | Rate this article
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AIR MYSTERIES REVEALED AFTER MANY DAYS: MOUNTAIN TRAGEDIES

AIR MYSTERIES REVEALED AFTER MANY DAYS: MOUNTAIN TRAGEDIES

Copertina articolo - archivi online

Che il Parco del Pollino sia cosparso di luoghi che raccontato storie, vicende e misteri è un dato di fatto; di questo ne sono prova gli innumerevoli scritti di autori o semplicemente appassionati che hanno ripercorso i sentieri dei briganti, le scie dei folletti o le tracce dei lupi mannari. Certamente le storie raccontate non sempre sono riconducibili ad episodi reali ma bensì prendono spunto dai luoghi “da favola” che l’intero territorio del parco custodisce, tra grotte, montagne, mulattiere, alberi, animali e gente.
Ma non è sempre tutta una favola, anzi spesso e volentieri dalle nostre parti la realtà si può trasformare in un avvincente racconto. Ed è questo il nostro caso.
Spostiamoci a Saracena, all’interno del parco, e andiamo indietro di circa 100 anni, quando viaggiare in aereo non era per tutti, anzi era cosa per pochi, era costoso e i primi mezzi di trasporto con le ali erano insoliti idrovolanti che avevano 900km circa di autonomia e tanti punti interrogativi riguardo la sicurezza. Il 23 aprile del 1933 un idrovolante francese denominato F.A.L.C.E. della linea Marsiglia-Bagdad, appartenente alla società AIR ORIENT, partiva da Corfù e si recava a Napoli o sarebbe meglio dire che l’idea era quella se non avesse trovato lungo il tragitto, proprio all’altezza delle montagne di Saracena, una tempesta di neve che mise fine al viaggio. Il nostro CAMS-53 (questo era il modello dell’aereo) venne avvistato l’ultima volta nei cieli di Castrovillari nel bel mezzo di una bufera di neve, e nel 1933 le bufere di neve c’erano realmente.

Fu proprio questa la causa che portò l’idrovolante, che viaggiava a 2500 metri di quota, a perdere in pochi secondi 1000 metri di quota, andandosi ad impattare nei pressi della vetta di Scifarelli (1763 mslm), a Saracena.

Modello aereo CAMS-58, incidente aereo 1933


Una domanda sorge spontanea: chi viaggiava su questo idrovolante?
Immaginate di andare indietro nel tempo di 100 anni quando ci si metteva le bretelle perché realmente si dovevano sorreggere i pantaloni, quando le valigie non le aveva quasi nessuno, quando indossare il cappello poteva qualificarti come “signore distinto”, quando l’orologio da tasca lo aveva l’americano che veniva da fuori. Il nostro equipaggio era composto da 8 persone, un pilota (e questo sembra scontato), un meccanico (all’epoca il meccanico era parte integrante di ogni “aereo”), 4 uomini francesi, una donna e un miliardario americano.
L’altra domanda che ora ci si porrà è: sono tutti morti nell’impatto? Non tutti. A questo punto la storia si fa interessante, a quei tempi rilevare un incidente aereo e quindi identificare il luogo dello schianto non era così immediato, tanto è vero che il nostro idrovolante fu ritrovato ben 5 giorni dopo e con ben 3 sopravvissuti!

Remo idrovolante originale, incidente aereo 1933


Facciamo nuovamente questo viaggio nel tempo e torniamo a 100 anni fa, il 28 aprile su monte Scifarelli c’è ancora la neve e fa freddo, i nostri compagni di viaggio sono morti nell’impatto, è già il quinto giorno che la cioccolata, miracolosamente ritrovata tra le lamiere piegate, ci tiene in vita mentre riusciamo a bere raccogliendo neve scaldata dal poco calore emesso dalle nostre mani. Aspettiamo impazientemente che qualcuno ci trovi. Finalmente arrivano i soccorsi, siamo salvi, è finita.
L’episodio del 1933 non è l’unico incidente aereo che si è verificato nelle montagne di Saracena, un altro avvenne nel 1958 dove un aereo più grande partito da Atene e diretto a Roma si schiantò (sempre a causa di una bufera di neve) a pochi metri dalla stessa vetta di Monte Scifarelli, questa volta l’intero equipaggio composto da 3 persone perse la vita nell’incidente.

 

Componenti aereo incidente 1958

 Per molto tempo ho cercato tracce di questi due incidenti nelle nostre montagne e dopo poco insieme agli amici Fosco, Stefano e Leonardo siamo riusciti a trovare il luogo dell’impatto dell’aereo caduto nel 1958, di cui, come vedrete nelle foto, si trovano ancora tracce e segni tangibili. Il mistero però rimane per l’aereo del 1933 di cui, paradossalmente, si trova molto su internet, su diverse testate giornalistiche estere di quei tempi, dove viene descritto l’incidente come un tragico mistero avvenuto nelle montagne, e basta leggere il titolo dell’articolo (in originale) che acquistai su un sito inglese (bella botta di c….). Durante le mie ricerche on-line ho trovato persino dei siti esteri che vendono alcuni oggetti (perlopiù buste e lettere di corrispondenza) ritrovati sul luogo dell’incidente, magari dentro le valigie divelte e chissà come sono finiti a distanza di 100 anni in vendita su siti specializzati. Mentre per quel che riguarda le ricerche off-line, davvero si trova poco, tranne l’incredibile intercettazione dell’amico Fosco dell’originale timone dell’idrovolante ritrovato da un cittadino di Saracena, dove sullo stesso timone è stato trascritto nel 1933, il resoconto dell’incidente!

Articolo originale THE ILLUSTRATED LONDON NEWS, incidente 1933


Leggende e storie millenarie raccontano i luoghi del Pollino, creando una fitta coltre di mistero e di irrealtà ma fate attenzione, come in questo caso vi potreste ritrovare ad avere a che fare con vicende e storie autentiche che hanno lasciato qualche traccia che non aspetta altro di essere seguita.
Per l’ennesima volta mi rimetterò nuovamente in cammino a perlustrare i nostri monti, nel tentativo di individuare con precisione il luogo dello schianto del primo aereo, o comunque non fosse altro per riscoprire con l’avventura la storia di uomini venuti da lontano che attraversarono le nostre montagne questa volta non per terra ma per cielo, trovandovi persino la morte.
Buon volo.

Antonello Viola